giovedì 30 giugno 2011

Barchetta mia ma quanto mi costi!

Ragazzi vi assicuro che è molto dura per  chi che come me non è miliardario mantenere una barca.
La vela è una passione costosissima, e temo che prima o poi sarò costretto a rinunciare al mio sogno e sopratutto all'impossibilità di fare esperienza  e diventare un bravo velista cosa che si riesce a fare solo se si possiede una barca propria per poter uscire in qualsiasi momento dell'anno e con qualsiasi condizione meteo,   ovviamente ciò non si può fare se si noleggia una barca un paio di volte all'anno.
I costi fissi per una barca di 10/12 metri si aggirano intorno ai 10000/12000 euro annui, sempre che nel contempo non si rompa nulla, se no so dolori.
Una possibilità per poter diminuire i costi e ridurre le spese è quello di prestare la barca a qualche amico fidato e capace, nei periodi d'inutilizzo e farsi dare un piccolo contributo, che so' un 30% rispetto a quello che chiederebbero le società di charter, però aprìti cielo, ecco che arrivano i gendarmi delle fiamme gialle e ti accusano di evasione fiscale, ecco la guardia costiera che ti imputa il fatto che non possiedi i titoli per noleggiare perchè alla  fine di questo si tratta, e poi ci sono le costosissime società charter che ti accusano di concorrenza sleale, aho! che palleeeee! E allora vendiamo tutto e permettiamo ai vari paperoni di godere dell'immenso privilegio di coltivare le proprie passioni. Ragazzi ricordatevi che il ricco deve rimanere sempre piu' ricco e il povero sempre più povero.

venerdì 14 gennaio 2011

Vi presento lo "Stormvogel" il mio Bavaria 38

Dopo essermi trovato benissimo con il mio precedente Bavaria 32 "Lady Blues" ho rinnovato la mia fedeltà al cantiere tedesco con un Bavaria 38 del 2003.
Dal 2000 al 2003 le barche a vela di Bavaria erano fatte molto bene, belle e curate nelle rifiniture, confortevoli e facili da condurre. Dal 2004 ad oggi non si può più dire lo stesso, le loro barche somigliano a dei caravan, esteticamente sono inguardabili. Mi auguro che con il nuovo assetto manageriale che ha portato il gruppo Bavaria  ad acquistare i marchi Dufur e Cantieri del pardo diventanto così il primo vero concorrente al gruppo francese Beneteau, la qualità dei loro prodotti ritorni ad essere alta.
La forza propulsiva del mio Stormvogel è composta da una randa e un genoa avvolgibili e da un generoso volvo penta D2 55.
 Prossimamente mi regalerò un fiocco e un code zero e una quantità spropositata di gadgets.




giovedì 6 gennaio 2011

L'eretico

Oggi mi divertirò a far imbufalire i velisti veri, cosa ch'io vorrei esser, ma che  in realtà non posso avere la presunzione di poter esser definito tale.
Vi parlerò della nomenclatura marinaresca tipo, per esempio:  scotte, drizze, falchetta, opera viva e morta ecc. ecc..
Non solo in sede d'esami per patenti nautiche ma sopratutto a bordo di una barca, fare la massima attenzione ai  termini che si usano, pena  peste vi colga se ne sbagliate uno, e poi parliamoci chiaro, non fà marinaio!
Così, mi spiegano i velisti veri, che si definisce scotta o drizza anzichè volgarmente corda, prima perche' non farebbe marinaio vero poi perchè potrebbe confondere l'equipaggio non esperto. Così quest'estate durante la crociera mi divertivo a produrre ordini in perfetto "capitan nelson" tipo, a mia moglie, "recupera la scotta," che puntualmente mi rispondeva "EH?" Allora le riordinavo di recuperarmi la corda arancione, e la manovra riusciva perfettamente. Un altra volta ho chiesto a un mio amico a bordo di prendere il mezzomarinaio e addugliare una cima; che mi avrà risposto? "che cazzo vuoi" gli ho dovuto dire di prendere il bastone davanti a lui e dopo arrotolare per bene la corda nera. Qual'è la morale di tutto cio', inutile farsi seghe mentali con vocaboli perfettamenti marinareschi  quando a bordo vi sono ospiti inesperti; bisogna essere estremamente pratici e basta!
P.S. speriamo che il mio carissimo amico pippo non s'incazzi!

Cambiare nome alla barca

Mai cambiare il nome alla barca, porta maledettamnte sfiga,  almeno secondo un luogo comune dei marinai.
Ma se un non riesce proprio a digerire il vecchio nome che fà? Lo cambia, si tocca le palle e sta alla sorte o lascia il vecchio? A detta di alcuni  basta seguire delle procedure scaramantiche tipo: scrivere il vecchio nome della barca in un angolo nascosto come il vano motore o viceversa scriverlo su un targa d'ottone e apporre la stessa in un posto d'onore all'interno del quadrato.
Io ho deciso di cambiare il nome alla mia nuova barca che si chiamava "egeox" nome scelto dal precedente armatore senza una motivazione o emozione particolare (a detta sua). Lui con altri due amici avevano acquistato tre barche e decisero di denominarle rispettivamente: egeox, tirrenox e ioniox"; che fantasia!
Io ho voluto rendere omaggio al più grande progettistsa di yachts del secolo scorso " Laurent Gilles" dalla cui matita sono uscite le più belle barche mai state progettate, tra cui la mitica protagonista del film "Dead Calm" (ore 10 calma piatta),  lo "STORMVOGEL". Con lo stesso nome ho voluto ridenominare la mia barca sperando di aver mglior fortuna dell'originale che oggi, purtroppo si trova sotto sequestro da parte delle autorità italiane che la hanno confiscata a un pericoloso mafioso.

martedì 7 dicembre 2010

ala rigida o randa in soffitta?

Dopo aver visto lo strepitoso successo di Bmw Oracle  con il suo fantascentifico trimarano all'ultima coppa America mi sono chiesto se eravamo giunti al crepuscolo dell'armo classico -vela su strallo di prua ( genoa o fiocco ) e randa con il suo boma-.
In seguito ho avuto modo di leggere su bolina e su diversi siti internet  del mitico Ernesto Tross che con la sua barca di 10 mt. in alluminio, autocostruita,  "Orso Bianco" armata con solo "fiocchi" e senza randa con relativo boma, ha effettuato lunghe navigazioni dal Tirreno alla Grecia, potendone sperimentare ottime qualità marine e di navigazione in sicurezza e in tutte le andature e con ogni condizione meteo anche impegnativa.
Ora mi domando, ma a che cavolo serve la randa? So di tanti diportisti che durante le loro crociere estive non la issano nemmeno la randa e vanno ugualmente veloci in ogni andatura con la barca stabile e in caso di repentini rinforzi di vento, in pochi attimi riescono a ridurre tela senza nessun patema d'animo;
poi va anche considerato che si evitano straorzate o strambate involontarie con il rischio di prendersi una bella bomata in testa che purtroppo succede più spesso di quanto si creda.
Allora, alla faccia di tutti quei puristi della vela, quelli che per intendersi qualche anno fa gridavano all'eresia per il rulla fiocc  e che ora fanno lo stesso per la randa avvolgibile,  diciamo:  la vogliamo rendere più al passo dei tempi questa benedetta vela?
Speriamo  che i cantieri recepiscano queste nuove idee e possano lanciare sul mercato finalmente qualcosa di realmente nuovo e originale .

martedì 30 novembre 2010

chiù vela pi tutti

Parafrasando Albanese"chiù pilu pi tutti" cosa buona e gusta, bisognerebbe  concedere a i migliaia di appassionati velisti di potersi permettere una barca a vela.
Purtroppo non funziona così; nel nostro paese la nautica è appannaggio solo di ricchi, i comuni mortali possono solo sognare, a meno che non vogliono dissanguarsi come sto facendo io.
Il problema non è quello di poter comprare una barca; con 25.000 o 30.000 euro  si può fare anche un buon affare, e se poi si può raddoppiare la cifra, ci si puo' levare delle belle sodisfazioni. Il problema è mantenerla la barca, un posto barca costa quanto un appartamento e se lo affitti uguale. In Toscana e Liguria si arriva a pagare per un posto barca di 10 /12 metri tra i 7 e i 10 mila euro l'anno, una follia, se poi consideriamo spese di ordinaria manutenzione, assicurazione,carburante  oneri e balzelli vari, si può arrivare a spendere tra i12 è i 15 mila euro l'anno, e se uno fa l'operaio o l'impiegato magari anche con un buon stipendio la barca se la può dimenticare. In altri paesi civili tipo la nuova zelanda, l'australia, gli stati uniti, ma anche la vecchia europa, tipo francia,scandinavia, ecc. la cultura velica appassiona moltissime persone che la praticano a costi nettamente inferiori ai nostri.
Per quel che riguarda i posti barca, negli ultimi anni si stanno reallizzando decine di meravigliose marine che più che porti sembrano dei mega resort, li costuiscono sempre le solite imprese edili e chiedono cifre da capogiro. Come mai, chiedo, al mio ex camerata Altero Matteoli ministro per le infrastrutture,  non obbligare questi solerti imprenditori a cedere il 50% dei posti barca che vanno a realizzare, come ormeggi sociali per coloro cha amano veramente il mare e si contentano di una modestissima barchetta a vela? Ma  forse la nautica e rappresentata  da orribili ferri da stiro che servono ad ostentare solo il lusso di gente arricchita  e a causa di costoro i veri marinai debbono sudare lacrime e sangue.
Marinai poveri di tutta Italia uniamoci e protestiamo per ottenere anche noi giustizia.
CHIU' VELA PI TUTTI!!!!